Incontri di comunità - primo appuntamento per la condivisione degli stili educativi in ottica transculturale
Ieri mercoledì 5 marzo si è tenuto il primo incontro mensile di comunità del Progetto RIVE (progetto selezionato da Con I Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile) al quale hanno partecipato gli/le abitanti del quartiere, le attiviste dell'associazione Nyubu, La Perdigiorno, la referente della Biblioteca Diffusa L3A e le operatrici e gli operatori di comunità della cooperativa NRAR.
Questo primo incontro si è svolto in un clima di convivialità, consumando il cibo che liberamente ognuno ha portato per condividere la fine del digiuno del terzo giorno di Ramadan. Alla riunione erano presenti alcune/i abitanti di origine indiana, pakistana, marocchina, senegalese, tunisina, ivoriana e italiana. E' stata innanzitutto un'opportunità per conoscersi e produrre una base condivisa (senza dare nulla per scontato) su cui impostare il lavoro dei prossimi incontri.
Il gruppo ha provato a concentrarsi sulle rappresentazioni culturali legate al concetto di sviluppo, (crescita) individuando partendo dai propri assetti culturali, le diverse fasi della crescita nel range d'età 0-21 anni.
Le visioni particolari di ogni partecipante saranno la base su cui proseguirà il lavoro di confronto, l'dea è quella di costruire prima di tutto una linea del tempo ibridata, negoziando e riposizionando i singoli schemi rispetto a questo primo oggetto.
Una volta condiviso il posizionamento temporale delle fasi (o cicli) di crescita, il gruppo sarà impegnato nell'analisi dei singoli periodi, interrogandosi su quali sfide educative un adulto è chiamato a rispondere in un contesto complesso multiculturale come quello di quartiere.
Proveremo a fare emergere le diverse letture e i diversi stili educativi, liberando il campo da interpretazioni stereotipate, ma al contrario, indagando collettivamente ciò che emerge, ibridandolo con ulteriori letture, nel tentativo di validare collettivamente il suo possibile utilizzo.
Per meglio comprendere il lavoro avviato condividiamo la piattaforma di senso che ha elaborato il gruppo di lavoro in preparazione degli incontri.
Siamo convinti che l’unica strada da perseguire per costruire inclusione sia rivedere e ricostruire in chiave transculturale e meticcia la nostra identità. Richiamandoci ad un approccio antropologico e filosofico sul tema, intendiamo richiamare l’attenzione sulla necessità di abbandonare un modello monolitico e auto centrato di cultura, provando a sperimentarci nella transculturalità, approccio che auspica la nascita e la diffusione di una nuova cultura, permeata dal meticciamento e dall’ibridazione. Crediamo che solo in questo modo sia possibile cogliere profondamente le “identità migranti” e comprendere inevitabilmente e altrettanto profondamente, il meccanicismo acritico con cui noi, soggetti non migrati, adottiamo schemi di pensiero auto centrati e incrostati dall’eredità culturale raccolta.
Crediamo che l’unica postura possibile sia la pratica dialogica, la narrazione di storie a sé e agli altri, nel tentativo di generare pratiche d’inclusione, prima di tutto discorsive e relazionali che consentano di creare spazi di pensiero inediti e condivisi.
Intendiamo dare vita alla pratica dialogica avviando una riflessione collettiva che tratti le differenti rappresentazioni e percezioni dell'infanzia con particolare riguardo ai processi cognitivi di sviluppo (tappe dello sviluppo e della crescita), attraverso un’ottica situata culturalmente e le conoscenze maturate in vari ambiti professionali e non.
La pedagogia transculturale ci invita a considerare lo sviluppo cognitivo infantile in una prospettiva più ampia e complessa, che tenga conto della ricchezza e della diversità delle culture del mondo. Non esiste un modello unico di sviluppo cognitivo, ma piuttosto una varietà di percorsi, ciascuno valido e significativo nel proprio contesto culturale.
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